Almudena Grandes
Lulù e la sua folle ossessione per l’erotismo, sono le assolute protagoniste dell’opera prima di Almudena Grandes, pubblicata nel 1989. Si tratta, però, di un’ossessione quasi malata, che la costringe a trasgredire varcandolo continuamente la soglia del proibito, in una ricerca e sperimentazione che non ha mai fine. Questa follia insana, ha radici nel passato della donna, quando, ancora quindicenne, visse la sua prima esperienza sessuale tra violenza e tenerezza con un uomo, Pablo, di 12 anni grande di lei, che poi diventerà suo marito.
L’esperienza paradossale vissuta in così tenera età, la porterà sulla strada della perdizione, passando dalla prostituzione da bendata, ai rapporti incestuosi col fratello o ad esperienze sadomaso in locali omosessuali. Per Lulù, l’ossessione per l’erotismo è vissuta più come una condanna da scontare che come un piacere. Una sorta di richiamo ,al quale non riesce a sottrarsi, e che la spinge a subire le più estreme e, in alcuni casi, offensive forme di trasgressione. Si tratta di un romanzo dal carattere forte, dal tono violento e dalla narrazione esplicita. Eppure non si può fare a meno di seguire questa perversa storia e il cammino di Lulù che, nonostante la folle e disperata ricerca del suo erotismo malato, si fa amare per la profonda insicurezza e il suo reale bisogno d’amore.
L’autrice riesce pienamente a far percepire l’elevato erotismo, grazie ad un modo di raccontare particolare e risvolti psicologici a regola d’arte, senza cadere mai in eccessi, che potrebbero disturbare il lettore, che resta ad osservare, dal buco della serratura, con complicità ed empatia l’intera vicenda. Scoprendo, insieme a Lulù, il proprio corpo e avendo maggiore consapevolezza della reazione che questo prova di fronte al piacere puro e appassionato. Attraverso la sua ricerca spasmodica verso la sessualità, si ha la possibilità di percepire un erotismo senza frontiere e di varcare silenziosamente la soglia del proibito e dell’estremo.