In un paese come l’Italia, ossessionato dal cibo e dalla dieta mediterranea, è praticamente impossibile non trovare in casa almeno un libro di cucina tradizionale tra gli scaffali della libreria, o riposto all’interno di un cassetto della cucina. Infatti quando si associa alla lettura un tema importante come quello del cibo, viene spontaneo pensare che quel libro parlerà necessariamente di ricette facili da cucinare oppure dell’ennesima autobiografia dello chef del momento.
Eppure esistono altre prospettive da cui osservare e conoscere meglio le pietanze a cui siamo abituati al giorno d’oggi e non solo. Una di queste è sicuramente la scoperta di una serie di libri non convenzionali dedicati al mondo culinario che vi faranno vedere il mondo della cultura gastronomica da un punto di vista differente da quello a cui si è abituati.
Tra i vari volumi che trattano questi temi ci sono almeno tre libri che vale la pena conoscere se si è appassionati di cucina e si desidera leggere qualcosa di diverso dal solito.
Il Giro Del Mondo in 80 Ricette di Irene Cabiati
Ghiotto? No, un vero ingordo! Jules Verne non riusciva a controllarsi davanti ad una qualsiasi pietanza servita alla sua tavola. Dotato di un’avidità culinaria alla pari di quella scientifica: Jules era interessato da qualunque cosa potesse alimentare le storie dei suoi racconti. Tuttavia i protagonisti delle mirabolanti avventure condite dalla voglia infinita di scoprire nuovi luoghi e nuovi tesori non indugiano davanti ad un pasto, anzi, non di rado si trovano a doverselo procurare. Quindi si trasformano in dei veri e propri cacciatori come in “Cinque settimane in pallone”, contadini ne “L’isola isteriosa” e pescatori negli abissi in “Ventimila leghe sotto i mari” che non rifiuterebbero mai ad un delizioso bicchiere di vino (Dalla terra alla luna) lasciandosi attrarre da giusti non convenzionali (Il giro del mondo in ottanta giorni) oppure stordire come ne “Viaggio al centro della Terra” arrivando infine all’estremità, quel confine talmente sottile e crudele in cui la fame acceca e confonde l’uomo (I naufraghi del Chancellor). Le incredibili avventure narrate da Jules Verne consentono di tracciare un vero e proprio atlante internazionale del gusto, che al giorno d’oggi forse non stupisce più il lettore ma lo affascina in egual modo e misura.
C’era una vodka di Sapo Matteucci
Da Laterza arriva un’autobiografia liquida, nel senso che Sapo Matteucci racconta se stesso attraverso ciò che nella vita ha bevuto, e ne risulta un libro che è anche un po’ un prontuario su drink e cibo da abbinare. L’autore di “C’era una vodka” è un giornalista che s’è occupato, “librariamente” (lo so, non esiste quest’avverbio probabilmente) parlando, anche di cucina. Per lui in principio fu il Campari soda. Da lì si prosegue in quest’educazione spirituale da 0° a 60°, tra cognac, whisky e whiskey, tra cocktail assolutamente o per niente tradizionali. Così magari al bar, la prossima volta, incerti perché non avete molta scelta, non ordinerete il solito Spritz.
L’Odissea in cucina di Anna Rita Zara
Tratto dalla collana “Leggere è un gusto”, anche ad un capolavoro assoluto del calibro de l’Odissea si può attribuire un numero indefinito di chiavi di lettura differenti, ma probabilmente una che non è stata presa troppo in considerazione è quella legata al cibo nonostante ci sia un gran numero di riferimenti dedicati al cibo all’interno del racconto. Ulisse, il viaggiatore conosciuto anche col nome di Odisseo, colui che ha incontrato tanti popoli, che ha calpestato tante terre, può proseguire la sua avventura solo alla ricerca di un pasto. Cibo che raffigura non solo l’alimento indispensabile per la vita del corpo, simboleggia anche il grado di benessere e di civiltà di ogni popolo che incrocerà durante il suo lungo cammino da Troia ad Itaca navigando per il Mar Egeo.